Quartu Sant'Elena si prepara per festeggiare San Giovanni Battista

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Quartu Sant'Elena si prepara per festeggiare San Giovanni Battista

22072019

Una tradizione che si rinnova da 400 anni, ricca di colori, suggestioni, sapori ed emozioni!

Tra le feste di Quartu sant'Elena, una delle più importanti è quella che ogni anno si celebra per tre giorni consecutivi, a partire dall'ultimo sabato di luglio, in onore di Santu Anni, San Giovanni Battista, protettore dei pastori. Questa festa è organizzata e gestita dalla Società di San Giovanni, l'appartenenza alla quale sino ad alcuni decenni fa era appannaggio esclusivo del ceto sociale costituito dai pastori di capre e di pecore.

 

Oggi, in seguito ad alcuni cambiamenti occorsi negli ultimi decenni all'interno dell'economia quartese, conseguenza anche del fenomeno della deruralizzazione, la Società accoglie anche individui esercitanti professioni differenti da quella pastorale, purchè discendenti da famiglie di pastori. Ed è proprio la Società che ogni anno ha il compito di nominare s'obbreri de Santu Anni, l'obriere al quale spetta l'onore e l'onere dell'organizzazione dei festeggiamenti del Santo. In genere, di preferenza, l'obiere è un componente della Società, che viene affiancato dagli altri soci nella fatica dei traballus (il complesso dei compiti, di durata annuale, dell'obriere in carica, culminati con l'organizzazione della festa).

 

Presenza imprescindibile all'interno del sistema cerimoniale di Santu Anni è quella delle sette traccheras: sette fanciulle adolescenti, riccamente abbigliate con il tradizionale abito da sposa quartese, aventi il compito di scandire con i loro muttettus (forma di improvvisazione poetica tipica della tradizione sarda), le diverse fasi della festa, inneggiando al Santo e chiedendo la sua protezione su tutti i partecipanti.

 

Le traccheras prendono il nome da sa tracca: il tradizionale carro, splendidamente addobbato e trainato da un giogo di buoi, che funge da loro mezzo di trasporto durante gli spostamenti da Quartu Sant'Elena alla chiesetta campestre in località Sant'Andrea , dove si svolge parte dell'evento celebrativo e viceversa.

 

Il sabato pomeriggio, l'obriere, vicario di San Giovanni, preleva, a bordo di un calesse, una ad una le sette traccheras dalle rispettive abitazioni, per condurle alla propria dimora, che all'interno del sistema simbolico dell'apparato rituale, si configura come la “casa di Giovanni”. Qui, ad accogliere ciascuna tracchera, ci sarà s'obbrera: moglie dell'obriere. Tra le due si svolge, al suono dell'organetto, un rituale scambio di muttettus, accompagnati dal trallallera dei convenuti.
Avviene poi uno scambio di doni tra la moglie dell'obriere e la tracchera: una composizione floreale destinata ad adornare la chiesetta campestre dove si svolgeranno le celebrazioni in onore del Santo; un'insegna di stoffa raffigurante il Battista e con scritto dietro il nome della tracchera e infine il dono del gattò artistico (dolce tipico di Quartu Sant'Elena nella sua elaborazione più complessa, ma diffuso in tutta la Sardegna), forgiato come una scenografica architettura di base tonda o quadrata, articolata su uno o più piani.

 

Oltre alla glassa bianca di zucchero che riveste interamente la superficie del dolce, cifra stilistica della tradizione quartese, elemento costante della composizione sono le dimensioni monumentali del croccante di mandorle. L'altezza sfiora il metro. Sino ad alcuni decenni fa, le dimensioni del dolce erano molto più contenute, tanto che la tracchera seduta nel calesse durante il percorso dalla propria abitazione a quella dell'obriere, teneva in grembo il gattò per consegnarlo all'obriera. Per effetto delle proporzioni monumentali che il croccante di mandorle ha assunto attualmente, tale modalità di trasporto è stata abbandonata e il gattò viene caricato su una camionetta che scorta il calesse con a bordo la tracchera. Sul calesse, invece, la ragazza porta con sé solo la composizione floreale e l'insegna del santo.

 

I croccanti di mandorle destinati a tale festa quartese, in tema con il carattere religioso dell'evento, rappresentano principalmente edifici sacri, come mostra la presenza di croci e/o ostensori che sormontano cupole e altri elementi architettonici della costruzione. Abbondano, inoltre, i simboli che rimandano, nello specifico, al Battista; come, ad esempio, statuine che lo ritraggono adulto o bambino e che campeggiano all'interno di nicchie, cappelle, tempietti, interamente realizzati in gattò, o agnellini, che nella tradizione iconografica accompagna il santo.

 

Non possiamo, quindi, non suggerirvi di partecipare a questa particolare sagra, definita anche da alcuni come una “piccola Sant'Efisio”.

Ne rimarrete piacevolmente colpiti!


Buon divertimento!

 

Le foto presenti ci sono state gentilmente concesse da Quartourismo e rappresentano la graziosa chiesetta campestre di Sant'Andrea, suggestivo scenario in cui si svolge la Festa.